Il Sud del mondo necessita di € 2,4 mld all'anno per domare e fronteggiare il clima

 

 

L'umanità ed il clima

L'umanità oggi si trova davanti a un bivio: un momento di grande rischio ma anche di grandi opportunità. Un percorso conduce a una crescita e a uno sviluppo allettanti, l'altro a grandi sofferenze e devastazioni. Come dimostrato da ogni successivo rapporto del Gruppo intergovernativo di esperti sul cambiamento climatico, il mutamento climatico procede a un ritmo più celere di quanto precedentemente previsto, gli effetti e i danni sono più ingenti del previsto e il tempo a disposizione per intervenire si sta rapidamente restringendo.

I Paesi emergenti e in via di sviluppo - ad esclusione della Cina - necessitano di investimenti superiori ai 2.000 miliardi di euro all'anno entro il 2030, se si vuole fermare la furia del riscaldamento globale e far fronte ai suoi effetti, secondo quanto emerge dal rapporto "Finance for climate action: scaling up investment for climate and development" (Finanziamenti per l'azione a favore del clima: aumentare gli investimenti per il clima e lo sviluppo), elaborato dal Gruppo indipendente di esperti di alto livello sui finanziamenti per il clima, su richiesta della Presidenza egiziana della COP27 a Sharm el-Sheikh e della Presidenza britannica della COP26.

La nuova analisi viene presentata come un programma di investimento per rendere l'economia globale più ecologica in tempi sufficientemente rapidi da raggiungere gli obiettivi del trattato di Parigi sul clima, che prevede di contenere l'aumento delle temperature globali al di sotto dei due gradi centigradi e, se possibile, a 1,5 gradi centigradi. Il riscaldamento oltre questa soglia, avvertono gli scienziati, potrebbe spingere la Terra verso uno stato di effetto serra rendendolo invivibile.

I Paesi più industrializzati dovrebbero riconoscere che è nel loro interesse vitale - oltre che una questione di giustizia, visti i gravi impatti causati dai loro alti livelli di emissioni di CO2 attuali e passati - investire nell'azione per il clima nei Paesi emergenti e in quelli in via di sviluppo.

Ad esempio, il Pakistan è responsabile di meno dell'1% delle emissioni globali, ma è stato devastato dalle inondazioni all'inizio del 2022. Tali inondazioni hanno causato oltre 1.700 vittime e comporteranno per il Paese notevoli costi, estimati in 40 miliardi di euro.

Il rapporto è tra i primi a tracciare una mappa degli investimenti necessari nelle tre grandi aree oggetto dei colloqui delle Nazioni Unite sul clima: la riduzione delle emissioni di gas serra che causano il riscaldamento (mitigazione), l'adattamento ai futuri impatti climatici (adattamento) e la compensazione dei danni inevitabili già subiti dalle nazioni povere e vulnerabili, noti come "perdite e danni".

Per promuovere gli investimenti, la politica pubblica e l'azioni governative svolgono un ruolo significativo, mentre il settore privato, le MDB [banche multilaterali di sviluppo], le istituzioni finanziarie internazionali (IFI) e i finanziamenti agevolati di varia natura svolgono un ruolo complementare. Dalla forza congiunta di tutte le fonti di finanziamento possono emergere potenti moltiplicatori. Gli investimenti attuali nelle economie emergenti e in via di sviluppo ad eccezione della Cina ammontano a circa 500 miliardi di dollari.

Il blocco dei combustibili fossili

Nel 2009, in occasione del vertice delle Nazioni Unite sul clima tenutosi a Copenaghen, i Paesi più sviluppati hanno concordato di stanziare 100 miliardi di dollari all'anno per aiutare i Paesi in via di sviluppo nella transizione verso economie più sostenibili e nell'adattamento ai sempre più frequenti disastri climatici.

Il rapporto esorta a raddoppiare le sovvenzioni e i prestiti a basso interesse da parte dei governi dei Paesi sviluppati, passando dagli attuali 30 miliardi di dollari a 60 miliardi di dollari entro il 2025.

Queste fonti di finanziamento sono fondamentali per i mercati emergenti e i Paesi in via di sviluppo affinché possano sostenere le azioni di ripristino del territorio e della natura, nonché per proteggere e rispondere alle perdite e ai danni dovuti agli impatti dei cambiamenti climatici.

La categoria "mercati emergenti" comprende le grandi economie del Sud del mondo che negli ultimi decenni hanno registrato una rapida crescita, accompagnata da un aumento delle emissioni di gas serra, tra cui India, Brasile, Sudafrica, Indonesia e Vietnam.

Considerata storicamente parte di questo gruppo, la Cina è stata esclusa dalle nuove stime, verosimilmente a causa del suo status unico e ibrido. La sua economia - la seconda più grande a livello mondiale - è per certi aspetti avanzata e Pechino si è affermata come uno dei principali investitori internazionali, attraverso la Belt and Road Initiative e la promozione degli investimenti "Sud-Sud" nei Paesi in via di sviluppo.

Alla luce della problematica del cambiamento climatico, le nazioni in via di sviluppo che comprendono le economie più povere al mondo, molte delle quali in Africa, e quelle dei piccoli Stati insulari che si trovano ad affrontare le minacce dell'innalzamento del livello del mare e dei cicloni sempre più frequenti e devastanti.

Nel prossimo decennio, la maggior parte della crescita nelle infrastrutture e nei consumi energetici è prevista che occorra nei Paesi emergenti e in via di sviluppo. Se queste nazioni si manterranno dipendenti dai combustibili fossili che rilasciano di CO2 e altri gas-serra, il mondo non sarà in grado di scongiurare futuri pericolosi cambiamenti climatici, che danneggerebbero e distruggerebbero miliardi di vite e mezzi di sussistenza sia nei Paesi ricchi che in quelli poveri. Finanziando la crescita economica legata alla riduzione delle emissioni di carbonio nei Paesi poveri, si contribuirebbe a far emergere dalla povertà miliardi di persone, a creare posti di lavoro e a ridurre le emissioni di gas a effetto serra.

Obbiettivi principali

- Agire a livello climatico significa trasformare le nostre economie, in modo particolare i nostri sistemi energetici, con investimenti nel net zero, nell'adattamento, nella resilienza e nel capitale naturale. Realizzare questa trasformazione non sarà facile. Richiederà forti investimenti e innovazioni, e la giusta scala di finanziamenti nel modo e nei tempi giusti.

- Il mancato rispetto dell'impegno sui finanziamenti per il clima di 100 miliardi di euro all'anno entro il 2020, assunto dai Paesi sviluppati in occasione delle successive COP, ha eroso la fiducia. Il mondo necessita di una svolta ed una nuova tabella di marcia sui finanziamenti per il clima che possa mobilitare i 1.000 miliardi di dollari all'anno di finanziamenti esterni che saranno necessari entro il 2030 per i mercati emergenti e i Paesi in via di sviluppo (EMDC) con eccezione della Cina.

- È necessaria una spinta agli investimenti importante, tempestiva e sostenuta al fine di guidare una ripresa forte e sostenibile dalle crisi attuali e recenti, trasformare la crescita economica e raggiungere gli obiettivi condivisi in materia di sviluppo e clima.

- Le principali priorità in materia di investimenti devono comprendere la trasformazione del sistema energetico, la risposta alla crescente vulnerabilità dei Paesi in via di sviluppo ai cambiamenti climatici e il ripristino dei danni al capitale naturale e alla biodiversità.

- Le piattaforme nazionali/settoriali guidate dai Paesi possono riunire le principali parti interessate intorno a una strategia mirata, per incrementare gli investimenti, affrontare gli ostacoli o i vincoli vincolanti, garantire una transizione equa e mobilitare i finanziamenti, soprattutto quelli privati.

- L'entità in termini di investimenti necessari ai Paesi emergenti e in via di sviluppo (EMDC) nel corso dei prossimi cinque anni e oltre richiederà una strategia di indebitamento e finanziamento che affronti la questione delle difficoltà di indebitamento, in particolare quelle dei Paesi poveri e vulnerabili, e che porti a una grande diffusione dei finanziamenti nazionali e internazionali, pubblici e privati, agevolati e non agevolati.

Note

In che consiste l'Accordo di Parigi?

Essendo un problema globale, il cambiamento climatico comporta la necessità per i Paesi di tutto il mondo di impegnarsi in modo collaborativo. L'Accordo di Parigi è entrato in vigore il 4 novembre 2016, quando è stata adempiuta la condizione della ratifica da parte di almeno 55 Paesi rappresentativi di almeno il 55% delle emissioni globali di gas serra. Tutti i Paesi dell'UE hanno ratificato l'accordo. 

Sintesi dell'Accordo di Parigi - Il documento “Adoption of the Paris Agreement” di 32 pagine stabilisce un quadro per l'azione globale sul clima, che comprende la mitigazione e l'adattamento ai cambiamenti climatici, la rendicontazione trasparente e il rafforzamento degli obiettivi climatici e il sostegno ai Paesi in via di sviluppo.

L'Accordo di Parigi definisce un piano d'azione per limitare il riscaldamento globale. I suoi elementi principali sono:

- un obiettivo a lungo termine - i governi hanno concordato di mantenere l'aumento della temperatura media globale ben al di sotto dei 2°C rispetto ai livelli preindustriali e di proseguire gli sforzi per limitarlo a 1,5°C

- contributi - prima e durante la conferenza di Parigi, i Paesi hanno presentato piani d'azione nazionali sul clima (chiamati NDC - Nationally Determined Contributions) per ridurre le proprie emissioni.

- ambizione - i governi hanno concordato di comunicare i loro piani d'azione ogni cinque anni, stabilendo per ogni piano traguardi più ambiziosi

- trasparenza - i Paesi hanno stabilito di riferire reciprocamente e all'opinione pubblica il grado di raggiungimento dei loro obiettivi, per garantire trasparenza e sorveglianza

- solidarietà - gli Stati membri dell'UE e gli altri Paesi sviluppati continueranno a erogare finanziamenti a sostegno delle politiche climatiche per aiutare i Paesi in via di sviluppo a ridurre le emissioni e a costruire la resilienza necessaria per far fronte agli effetti del cambiamento climatico.

Il rapporto "Finance forclimate action: scaling up investment for climate and development" è una pubblicazione del Grantham Research Institute on Climate Change and the Environment della London School of Economics and Political Science e della Brookings Institution, che insieme alla Commissione economica per l'Africa delle Nazioni Unite sostengono il lavoro del Gruppo indipendente di esperti di alto livello sui finanziamenti per il clima, co-presieduto da Vera Songwe e dal professor Lord Nicholas Stern.

Tag: #finanza_climatica #finanza_sostenibile #clima #COP27 #investimenti #banche_multilaterali #sviluppo #investimenti_privati #investimenti_pubblici #sostenibilità #cambio_climatico #accordo_parigi 

 

Nota: Le opinioni e i pareri espressi sono esclusivamente quelli dell'autore, che non è responsabile dell'accuratezza delle informazioni fornite, raccolte, da fonti terze.

Post più popolari

Post più popolari