Stati Uniti quando il cibo sano non è per tutti

 

Sintesi

Gli alimenti ultraprocessati sono quelli che sono stati sottoposti a un alto livello di lavorazione e che spesso contengono molti additivi e ingredienti artificiali. Secondo uno studio del Network Science Institute della Northeastern University, il 73% degli alimenti presenti negli Stati Uniti è ultraprocessato. I ricercatori hanno sviluppato un algoritmo di apprendimento automatico che può individuare con precisione il grado di lavorazione di qualsiasi alimento e hanno anche creato un database chiamato TrueFood, che classifica gli alimenti in base al loro grado di lavorazione. Gli alimenti ultraprocessati sono spesso meno costosi delle alternative meno processate, ma hanno un valore nutrizionale inferiore. I ricercatori sperano che il loro studio e il database TrueFood possano essere utilizzati per migliorare le direttive in materia di alimentazione e promuovere la scelta di alimenti meno processati per una dieta più sana.

 Stati Uniti il 73% degli alimenti è ultraprocessato

Da una recente ricerca del Network Science Institute della Northeastern University emerge che negli Stati Uniti il 73% degli alimenti in circolazione è ultraprocessato. Partendo da questi riscontri, ricercatori hanno creato un database che raccoglie oltre 50.000 prodotti alimentari in grado di aiutare i consumatori a identificare i prodotti ultraprocessati e a trovare alternative più salutari.

Sulla base dello studio “Nutrient concentrations in food display universal behaviour”, pubblicato su la rivista Nature Food, i ricercatori si sono dichiarati impegnati a sviluppare un algoritmo di apprendimento automatico che identifica con precisione il grado di lavorazione di qualsiasi alimento, delineato nel documento “Machine Learning Prediction of Food Processing” attualmente in fase di revisione. Un secondo documento, “GroceryDB: Prevalence of Processed Food in Grocery Stores”, in fase di revisione, approfondisce la prevalenza degli alimenti trasformati. Sulla base delle loro scoperte, i ricercatori hanno sviluppato un database costantemente aggiornato contenente oltre 50.000 prodotti alimentari presenti nei rivenditori di beni di largo consumo Walmart, Target e Whole Foods Market. Il database ha rilevato che il 73% dell'offerta alimentare statunitense è ultraprocessata e in media i prodotti sono più economici del 52% rispetto ad alternative meno processate.

In questo contesto è sorprendente constatare quanto una considerevole percentuale di alimenti altamente trasformati sia erroneamente considerata come salutare, in quanto la narrazione pubblica si concentra ancora su un nutriente specifico alla volta, invece di valutare l'alimento nel suo complesso.

Al fine di catalogare il grado di lavorazione degli alimenti presenti nella filiera alimentare statunitense, il gruppo di ricercatori ha realizzato il database TrueFood, consultabile pubblicamente, che rileva e confronta il grado di lavorazione di migliaia di alimenti. Ogni prodotto alimentare riceve un punteggio, pari a 100, in base agli ingredienti e agli additivi occultati.

I ricercatori auspicano che la loro ricerca e il database TrueFood possano venire utilizzati per migliorare le direttive in materia di alimentazione, modificando il comportamento dei consumatori senza compromettere la loro dieta, identificando potenziali deserti alimentari (aree geografiche in cui l'accesso al cibo sano e a prezzi ragionevoli, come frutta fresca, verdura e alimenti ricchi in proteine come carne e pesce è limitato o addirittura inesistente), accrescendo l'alfabetizzazione alimentare e promuovendo la valutazione dei programmi di assistenza alimentare.

Lo studio definisce gli alimenti ultraprocessati secondo il sistema di classificazione NOVA Food. Si tratta di "formulazioni industriali" iperpalatabili (Ipersaporiti) che si discostano dalle loro origini biologiche. Per la maggior parte, gli alimenti trasformati derivavano da sostanze come oli, grassi, zuccheri, amidi o sono stati sintetizzati da esaltatori di sapidità, coloranti e altri additivi. Esempi di alimenti ultraprocessati sono i gelati, le caramelle, le bibite gassate e le patatine fritte, alimenti altamente calorici ma con un valore nutrizionale scarso.

Nelle etichette nutrizionali sono riportati gli elementi nutritivi, come carboidrati, grassi, proteine e fibre, e un elenco di ingredienti, che tuttavia non rivelano la composizione chimica di un alimento nella sua interezza. La ricerca svolta si propone di tracciare una mappa dell'intera rete di composti chimici presenti negli alimenti. Una migliore comprensione degli alimenti consente ai ricercatori di identificare il modo in cui determinati alimenti possono avere un impatto negativo sulla salute.

Nonostante determinate forme di lavorazione degli alimenti risultino dannose per la salute, una minima lavorazione può favorire l'accesso a cibi sani. L'inscatolamento, il congelamento, la fermentazione e il confezionamento sottovuoto garantiscono la sicurezza e la conservazione degli alimenti, mantenendone l'integrità nutrizionale. La lavorazione di per sé non è necessariamente dannosa, e alcuni processi possono essere benefici, come la pastorizzazione del latte e altri mezzi per garantire la sicurezza microbica. Quattro forme di lavorazione comportano gravi effetti negativi sulla qualità degli alimenti: la raffinazione dei cereali, la parziale idrogenazione degli oli, la raffinazione della canna da zucchero per ottenere lo zucchero e l'aggiunta di quantità eccessive di sale e di alcuni altri conservanti.

Lo studio “Nutrient concentrations in food display universal behaviour”, elaborato dai ricercatori Giulia Menichetti e Albert-László Barabási e pubblicato su Frontiers in Nutrition, negli Stati Uniti oltre il 60% dell'apporto calorico proviene da alimenti ultraprocessati.

Secondo “Consumption of ultra-processed foods and cancer risk: results
from NutriNet-Santé
” uno prospective cohort studio di coorte prospettico di grandi dimensioni condotto in Francia e pubblicato da BMJ Clinical Research, un incremento del 10% del consumo di alimenti ultraprocessati è associato a un aumento del livello di rischio di cancro al seno. Un altro studio comparativo globale, “Global trends in ultraprocessed food and drink product sales andtheir association with adult body mass index trajectories pubblicato da Obesity Reviews, indica che l'aumento del volume delle vendite pro capite di alimenti e bevande ultraprocessati è correlato direttamente con le traiettorie dell'indice di massa corporea (IMC) del livello della popolazione.

A causa della crescente prevalenza di alimenti ultraprocessati in una dieta globalizzata, la ricerca “Ultra-processedfoods and the nutrition transition: Global, regional and national trends, foodsystems transformations and political economy drivers potrebbe essere fondamentale per comprendere la salute pubblica su scala globale. L'Asia, il Medio Oriente e l'Africa registrano un incremento esponenziale delle diete ultraprocessate.

La quantità di alimenti trasformati è in constante aumento soprattutto nelle aree urbane dei Paesi a medio reddito. La ricerca “Preço dos alimentos no Brasil: prefira preparações culinárias a alimentos ultraprocessados” dell'Università di São Paulo, Brasile, sostiene che la crescente produzione e il consumo di alimenti ultraprocessati vanno affrontati e contrastati per allinearsi sia con il Decennio d'azione dell'ONU sulla nutrizione sia con gli Obiettivi di sviluppo sostenibile dell'ONU.

Nota

Il database TrueFood è uno strumento che mira ad aiutare i consumatori a fare scelte più informate sugli alimenti che consumano. Si basa sull'idea che molti alimenti trasformati, in particolare quelli classificati come "ultra-lavorati", possono avere un impatto negativo sulla salute. 

Gli alimenti ultra-lavorati sono quelli che vengono pesantemente lavorati e spesso contengono pochi o nessun alimento intero. Possono anche essere modificati chimicamente o contenere un gran numero di additivi.

 

 

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