L’economia circolare la scommessa vincente della sostenibilità economica


 

L'economia circolare sta progressivamente diventando un tema e una necessita imprescindibile per il nostro futuro. Su questo argomento si è detto molto e molto si continuerà a dire. La consapevolezza sociale dell'importanza di questo atteggiamento sta maturando, anche se viviamo ancora in una realtà un po' offuscata da comportamenti e idee conformiste del tipo "non ho rifiuti", "è molto faticoso riciclare o riutilizzare" oppure "preferisco buttare via".

È un argomento che coinvolge diversi pilastri della società: le famiglie, le scuole, i governi e le imprese. È proprio su quest'ultimo pilastro che mi soffermerò.

Da un punto di vista generale, la costruzione di una strategia aziendale basata sui principi della sostenibilità e dell'economia circolare apporta molti più benefici che rischi.

Anche in Italia è possibile constatare una tendenza in crescita di questo movimento, con aziende e imprese a scommettere sulla circolarità della propria economia attraverso servizi di gestione delle eccedenze. Questo si riflette in una nuova fonte di profitto, generando milioni di euro all'anno, e testimonia l'elevata redditività che l'economia circolare comporta, con l'aspettativa che possa solo crescere nei prossimi anni.

In Italia, nei 24 settori dell'economia circolare sono presenti 156.561 unità locali che impiegano 552.213 persone con un valore di fatturato di 65.919 milioni di euro. Per quanto riguarda le micro e piccole imprese, con 396.176 dipendenti, esse rappresentano il 73,4% dell'occupazione e generano più di due terzi (67,6%) del fatturato, che è pari a 44.562 milioni di euro. L'economia circolare rappresenta un cluster del sistema imprenditoriale ad alta vocazione artigianale, con il 71,4% delle imprese e il 47,6% dell'occupazione.

Ma esattamente quali sono questi concetti? L'economia circolare è la sostituzione del valore naturale attraverso la riduzione, il riutilizzo, il recupero ed il riciclo delle risorse utilizzate (materiali ed energia), prolungando la loro vita nel sistema e riducendo l'impatto del ciclo di vita dei prodotti e dei servizi generati.

Se si analizza obiettivamente questo argomento, e senza una visione annebbiata, ci si rende subito conto che i vantaggi per le aziende del settore del commercio e della vendita al dettaglio sono evidenti. Innanzitutto, consente di trasformare quella che costituirebbe una perdita effettiva in un flusso di cassa. In seguito, si crea l'opportunità di ricavare metriche per un approvvigionamento più efficiente (dagli acquisti al sistema logistico con i fornitori, tutto diventerà più fluido.

Inoltre, consente di creare un nuovo canale di vendita complementare (che rende profittevoli i prodotti in eccedenza o a scadenza) e non diretto (si tratta di prodotti in eccedenza o a scadenza e non di produzione straordinaria). Infine, consente una comunicazione e un posizionamento positivi, aiutando a ridurre gli sprechi di prodotti alimentari.

È un compito arduo? Ben poco! La sua introduzione in una strategia aziendale è estremamente semplice. È sufficiente creare una nuova modalità di controllo. Se già oggi controlliamo le scorte, le giacenze, le date di scadenza e i rifiuti, perché non controlliamo anche i prodotti che stanno per diventare inadatti al consumo, rendendoli redditizi prima che raggiungano la scadenza?

Questo processo, di semplice attuazione e che fa la differenza, può concretizzarsi nella creazione di due nuovi canali di distribuzione: la vendita delle eccedenze e le donazioni a istituzioni caritatevoli. Il primo canale può essere implementato, ad esempio, attraverso la vendita di prodotti a prezzo ridotto, di propria iniziativa, o rendendoli disponibili in apposite app. Il secondo canale, più associato alla responsabilità sociale d'impresa, permette di creare una componente di solidarietà, legata alla donazione di queste eccedenze a persone bisognose.

Il beneficio è enorme e in diversi settori. Si può parlare di ritorno economico, con il recupero di parte del valore investito nel prodotto, anziché la perdita totale. È possibile parlare di ritorno sociale, contrastando lo spreco di cibo e aiutando la sussistenza delle persone con minore potere d'acquisto. E si può parlare di ritorno attraverso l'acquisizione di nuovi clienti, che conoscono gli spazi e i prodotti di un locale o di un marchio attraverso questo tipo di offerta.

Ad ogni modo, ciascuno di noi può contribuire a un'economia circolare e a una realtà a zero rifiuti. Rimarrà ancora molto da fare per educare la società e gli agenti commerciali, laddove tutti insieme saremo pochi in prima linea. Se saremo più attivi, sono convinto che l'Italia potrà rapidamente superare i blocchi che offuscano la visione di fronte allo spreco alimentare, andando verso una realtà in cui le più svariate tipologie di commercio cercheranno più attivamente soluzioni per un posizionamento sostenibile e, con esse, molteplici benefici per le loro imprese e, soprattutto, per il pianeta.

Risorse

Rapporto SDGs 2022. Informazioni statistiche per l'Agenda 2030 in Italia”, realizzato dall’Istituto nazionale di statistica (ISTAT) e pubblicato in ottobre 2022. Il rapporto sui Sustainable Development Goals (SDGs) dell'ISTAT contiene l’aggiornamento e l’analisi delle misure statistiche finalizzate al monitoraggio dell’Agenda 2030 per l’Italia, contribuendo alla realizzazione di questo progetto globale.

Economia circolare, transizione ecologica, indipendenza energetica: a che punto è l’Italia?”, rapporto realizzato per Circonomia in collaborazione con Legambiente, Kyoto Club, Fondazione Symbola, settembre 2022. 

 

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